Il digitale è una cultura (ci vediamo a W2W)

...e un ambiente. E' un approccio nuovo ad abitudini, azioni e problematiche note. E come per tutto ciò che è nuovo, non per tutti riesce facile (e indolore) questa uscita dalla comfort zone delle pratiche e dei modi di pensare tradizionali. E nel mondo del vino, l'irruzione del digitale in molti segmenti della vita di tanti professionisti e imprenditori (pensiamo in primo luogo ai produttori, ma anche a rivenditori, agenti, importatori...) rischia di essere particolarmente traumatica, come una cura troppo radicale che si cerca continuamente di rimandare. Il problema è che il mondo la' fuori non aspetta nessuno, e se non si trova il modo di mettersi in pari, rimanere fuori dal giro - fino a chiudere bottega... - sarà solo questione di tempo. L'ennesima prova si è avuta al recente seminario organizzato dalla Fondazione Mach su "Marketing e Nuovi modelli per l'export del vino". Onde evitare fraitendimenti, diremo subito che non si è mai parlato di nuovi modelli per l'export del vino, bensì dei modelli che oggi alcune aziende (grandi, medie, piccole) utilizzano per esportare i loro vini. Quanto al marketing, il digitale è ancora, nella gran parte dei casi, qualcosa in fase di studio o di sperimentazione. Un po' come la TV a colori in Italia dei primi anni 70, quando in Germania era uno standard già dal decennio precedente e in America ce l'avevano dagli anni '50. Ma questa volta non si tratta di un semplice ritardo tecnologico; quella che appare deficitaria in maniera preoccupante è la cultura. Il digitale non è solo un insieme di strumenti, è una cultura nuova, un nuovo modo di pensare e approcciarsi a problemi e situazioni. Non è solo "stare sui social" come ha detto qualcuno dei relatori, o vendere vino tramite e-commerce, come pensano tanti. Purtroppo per loro (e per tutti), è molto di più.  E' re-imparare a raccontarsi con nuovi strumenti, è imparare ad adottare  strategie nuove per raggiungere nuovi pubblici, è imparare a considerare in modo diverso perfino il ritorno su certi investimenti.  C'è tutto da rifare, insomma, tranne il vino (almeno per ora), e prima il mondo del vino entrerà in quest'ordine di idee, meglio sarà. 

Bisogna tornare a scuola, amici produttori/rivenditori/exportmanager, eccetera. L'operazione costerà qualcosa (il costo zero è la favola della Befana raccontata agli adulti), ma è un investimento che vale la pena fare. E poichè non è possibile impadronirsi di tutto in un colpo solo, meglio focalizzarsi su pochi obiettivi iniziali e partire da quelli. A Verona, a dicembre torna Wine2Wine, l'evento creato per aiutare i produttori a tenersi aggiornati su tendenze del mondo digital, strumenti, perfino mercati e normative. Noi ci saremo, e se serve una mano per iniziare il viaggio in questo nuovo mondo, siamo a disposizione. La nostra nave virtuale della consulenza parte tutti i giorni, all'ora che decidete voi.

Nello Storify che segue, alcuni tweets (in ordine sparso) del seminario di quella giornata.