A cosa serve il web site e 7 errori da evitare

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Nella nostra attività di consulenza, ci capita spesso di doverci occupare di web sites delle cantine, e un po’ per aggiornamento professionale, un po’ per curiosità personale, passiamo ore a studiare quelli degli altri: gli esempi di successo, i più innovativi - o i più efficaci. Il nostro obiettivo è sempre quello di far capire al cliente l’importanza strategica di un sito fatto bene, professionale, ma forse non sempre ci riusciamo. A volte perciò è meglio lasciare la parola ai diretti interessati, quei produttori che hanno capito che per un'azienda del vino (non importa se grande o piccola), un uso corretto e intelligente del web e dei suoi strumenti è ormai una condicio sine qua non del suo successo anche commerciale. Come sostiene Marilena Barbera, che ha appena rinnovato il suo:

Secondo me, un sito fatto bene è un servizio. E' un modo per occuparsi di chi cerca delle informazioni su di te, per offrirgli elementi di conoscenza (sezione territorio) e di riflessione (blog), informazioni chiare e la possibilità di mettersi facilmente in contatto.
E' poi un modo per essere trasparente: se dichiari una cosa, è una cosa che rimane sotto gli occhi di tutti: è verificabile, rimane lì per sempre e non te la puoi rimangiare.
Fare un sito nuovo è anche un modo per riflettere su chi sei. Ti riguardi le cose vecchie, e vedi quanta strada hai fatto, e quanta ne hai ancora davanti.
 E non è un modo per dire "ci sono". O almeno, non si esaurisce in questo. Piuttosto, è un modo per dire "ho voglia di parlare con te
”.

I consumatori di oggi conoscono i vini prima online e poi nel bicchiere, dice in questa intervista Emilio Pedron (Bertani Domains), perciò curare la presenza dell’azienda sul web diventa ancora più cruciale: 

"Con l’avvento di Internet e delle nuove tecnologie, i nuovi consumatori spesso conoscono i vini leggendone la storia online, invece che degustandoli. Allora la capacità del produttore di presentare se stesso, di raccontare una storia e di essere credibile, diventa fondamentale quanto avere un prodotto di qualità da poter far assaggiare".

Malgrado questo, in giro per la rete i siti imbarazzanti sono ancora una razza molto diffusa, e poco importa se la cantina in questione fa degli ottimi vini o gode di una solida reputazione: gli errori/orrori che riscontriamo sono ancora tanti, troppi. Ecco i più comuni ( e senz'altro ne dimentico qualcuno): 

  1. siti in Flash. Il Flash è la variante per aziende del mantello dell'invisibilità di Harry Potter, perchè impedisce la visione del sito stesso sui device mobili - oltre a dare al sito stesso un'ariaterribilmente datata.  Così come sono orribilmente out  tutti quei siti con animazioni e musichette che partono appena si apre la pagina. Da evitare come la peste. 
  2. siti no responsive. Un sito che non si adatta al device utilizzato non sarà visualizzato dalla maggior parte degli utenti. Oggi infatti  il mezzo più usato per consultare il web non è il computer: è lo smartphone. Al massimo, il tablet. Device mobili, appunto.
  3. siti incompleti. Ci sono siti farciti di parole emozionali, premi e citazioni...e del tutto privi delle notizie che servono. Chi sono i proprietari della cantina? Chi è l’enologo? Chi segue i campi? Quanti ettari di vigneti possiede, e dove? Quali vitigni coltiva? Fa vendita in cantina? E' possibile visitarla? Il consumatore vuole informazioni, l'emozione - semmai - la cercherà sul posto. Sempre che riesca a trovare la cantina.
  4. siti scollegati dall’immagine aziendale. Dalla carta intestata al biglietto da visita, la coerenza (anche grafica) è una virtù. Necessaria. 
  5. siti semplicemente vecchi. Non aggiornati. Spesso con foto che definire “fatte in casa” è un eufemismo. Il messaggio che si trasmette con questo genere di web site non è di artigianalità, ma di ignoranza e sciatteria - e di indifferenza nei confronti del potenziale cliente. 
  6. Siti bellissimi - e complicatissimi. Gli eccessi, di un tipo o di un altro, sono sempre da evitare. Non vanno bene i siti poveri, ma neanche quelli sovrabbondanti. Se deve perdere minuti per raccapezzarsi nel profluvio di box, immagini, moduli e finestre, l'utente alla fine lascia perdere.  La dura verità è che la maggior parte dei navigatori della rete ha la stessa capacità di attenzione di un bambino di due anni. 
  7. Siti illeggibili. Meno frequenti, per fortuna, ma ci sono (ancora) anche questi: siti con scritte viola su fondo nero. Font size: corpo 10. Spaziature: 0,50. Il web design che è riuscito a vendere questi incubi per gli occhi dev'essere stato un drago del self marketing-  e un sadico per gli utenti. 

Conclusione: se dovete fare o rifare il  web site, interpellate un professionista del settore, non lo stagista di  turno, o l'amico smanettone del figlio: quei tempi pionieristici, ahimè, sono definitivamente tramontati.  Il sito web della cantina è uno strumento di lavoro, al pari di una pigiadiraspatrice, un tank o una nuova pressa, e gli va riservata la stessa attenzione e cura di quelli. La buona notizia è che costa molto meno.